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​PRESA A TERRA, ovvero: il momento di mettere i piedi per Terra alla spiritualità

Molti di noi si sono avvicinati alla spiritualità in maniera mentale - con libri, video, conferenze, podcast; o astrale - con tutto il mondo metafisico di tarocchi, incantesimi e cristalli; o in maniera statica e “isolante” - ad esempio con la meditazione.


Non c’è assolutamente nulla di sbagliato in tutto questo, anzi, sono magnifici mondi da esplorare.


Ma sento anche che, prima di ogni cosa, la spiritualità ha bisogno di essere pratica, per essere portata nella “melma” della vita concreta e creare un reale impatto.


Se manca quel radicamento nel corpo, nella vita di tutti i giorni, nel portare trasformazione in maniera concreta e matura nella società… La conoscenza resta solo conoscenza, i tarocchi diventano carta da culo (e non vi sto a dire i cristalli😆) e la meditazione resta ginnastica mentale sul tappetino da yoga.


Finiamo a vivere la spiritualità in maniera astratta, evasiva o superficiale, e non esattamente saggia.


La nostra saggezza emerge quando impariamo a incarnare conoscenze e consapevolezze nel vissuto quotidiano.

E il vissuto umano non è esattamente come leggere un libro o meditare in un ritiro fuori dal mondo. Il vissuto umano è duale. C’è oscurità, tristezza, dolore, caos, confusione, crudeltà.


Se la spiritualità non ci “equipaggia” nel saper navigare tutto questo e portarci sempre più verità… Mi chiedo: forse stiamo sbagliando qualcosa?


Portare a Terra la spiritualità significa avventurarci nell’oscurità dell’esperienza umana con in mano la fiaccola della Luce delle nostre nuove consapevolezze.


La Terra è come la rappresentazione di tutto il materiale oscuro. È il corpo, è l’utero, è la madre, è la Matrix, è l’inconscio.


Mettere i piedi a Terra significa saperci confrontare con tutto questo materiale.


Fa male all’ego mettere i piedi a Terra.

Lo fa sentire esposto e vulnerabile.


Per aria, su una bella nuvoletta nel cielo, si sta più leggeri, c’è più luce, più pace, meno rumore; si vola alti.


Chissà che questo atterraggio non sia proprio quello di cui l’ego ha bisogno: una bella dose di umiltà, umanità, altruismo, compassione, empatia.


Discendere non è un processo mentale. È corporeo, irrazionale, caotico, organico - femminile. Sblocca nodi energetici ed emotivi che non sono razionalizzabili, e per questo non esisterà libro, video o corso che potrà spiegarci come fare.


È un processo intimo, personale. Spesso crudo, ma anche molto vero. Ognuno lo vive a modo proprio.


Ed ecco perché tira fuori la saggezza: perché la saggezza è data dal vivere e sentire sulla propria pelle, non può essere acquisita dall’esterno. Ognuno di noi ha la possibilità di realizzare una saggezza differente e per questo unica e preziosa.


È incarnare sempre di più l’anima nel corpo e in come la portiamo nel mondo.

Nei gesti, le scelte, le conversazioni che facciamo.


Non significa che non facciamo più zoom indietro nei Cieli dell’Essere: significa che a ogni zoom indietro ne corrisponde anche uno in avanti sulla Terra, nel corpo, nella realtà materiale, relazionale, sociale.


Ogni zoom indietro non è motivo per disinteressarci dei piani bassi, ma diventa la fiamma che ci spinge a interessarcene sempre più. A ogni salto in alto, anche una discesa in basso. Più Luce raccogliamo in alto, più ne possiamo portare in basso.


Pian piano, diventiamo portatori d’Amore e Verità in ogni singolo angolo buio.


Ma non è qualcosa che possiamo pensare a come fare; è un processo che ci guida mentre avviene. In un certo qual modo, abbiamo bisogno di lasciarlo accadere.


È un abbandonarci a un’energia molto più grande della nostra parte umana, e allo stesso tempo mostrare totale impegno e devozione umana in questo abbandonarci.

Non ho altre parole per spiegarlo…


Il cammino di discesa a Terra è impervio, a volte brutale.


Ci mette di fronte alla verità dell’esistenza umana, non solo nella sua bellezza ma anche nella sua caoticità e irrazionalità.


Ci riporta, appunto, sulla Terra.

Dove non è tutto rosa e fiori.

Dove esiste dolore, ingiustizia, morte.


Quanto siamo disposti ad aprire il nostro Cuore di fronte a tutto questo e sentire l’estrema vulnerabilità che ne comporta?


Questo è il nostro prossimo step.


Negli ultimi anni abbiamo preso tante consapevolezze, è stato un periodo di enorme espansione di coscienza.


Comprendiamo ora cose che prima non facevano minimamente parte della nostra percezione.


Ma adesso la vita ci spinge a una nuova, più complessa responsabilità: fare di nuovo zoom avanti senza perdere le consapevolezze dello zoom indietro.


Portare l’Essere sulla Terra. Infonderlo nella quotidianità delle nostre azioni, scelte, relazioni, nell’energia che portiamo nel mondo.


Radicarlo in come ci prendiamo cura del corpo, della Natura, degli animali, dei bambini, degli oggetti.


Infonderlo nelle parole che diciamo, gli sguardi e i sorrisi che offriamo, le lacrime che versiamo, gli abbracci che ci scambiamo, la sensualità che condividiamo.


Trasmetterlo nei soldi che diamo e riceviamo, le canzoni che ascoltiamo, cantiamo, balliamo e suoniamo, i vestiti che indossiamo, il cibo che prepariamo e mangiamo.


Instillarlo nelle parole e le immagini che condividiamo, il lavoro che facciamo, le cause in cui ci impegniamo, le rivoluzioni che intraprendiamo.


È un impegno totale.


Non è seguire uno stereotipo, aderire a un’ideologia o a un movimento né cercare di diventare “brave persone spirituali”.


È saper portare Cuore e Verità in ogni nostra azione, infonderla di un’intenzione sempre più pura.


È una Sensibilità che sboccia da sé più siamo disposti ad aprirci a tutto lo spettro dell’esperienza umana e del suo SENTIRE.


La vedo come la concretizzazione dell’ottavo principio ermetico, l’unico rimasto nascosto perché il più importante: quello della CURA.


Senza CURA non creiamo vera trasformazione.

Perché è la CURA che energizza in profondità le nostre azioni.

Se non ci CURIAMO delle nostre azioni la spiritualità rimane un ammasso di concetti astratti che abbiamo assorbito, ma senza reale impatto.


È il momento di vivere la spiritualità in maniera sempre più vera e concreta.


Siamo spinti a farlo brutalmente, con un dolore che ci riporta “coi piedi per terra”, che proprio col suo spaccarci il cuore ci invita a essere più aperti e compassionevoli.


Cosicché dietro a ogni nostra azione ci sia consapevolezza e presenza, ma anche sempre più sensibilità e cura.

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