
Dea Kālī: ecco la prima immagine che mi è venuta in mente per la copertina di questo articolo.
Kālī è una divinità indù spesso considerata come simbolo del cosiddetto "femminile oscuro".
Una tipetta piuttosto androgina, non trovate?
E mentre osservavo attentamente l'immagine, un altro lampo intuitivo è arrivato: certo che la zia Kālī potrebbe tranquillamente stare su una copertina di un album Metal.
Boom.
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Una prima riflessione era già sorta nel mio precedente articolo tutto dedicato al genere musicale del Metal, dove introducevo il concetto dell'illusione della separazione tra energia femminile e maschile.
Il Metal, questo genere musicale quasi sempre performato da uomini, relegato nell'immaginario collettivo ad ascoltatori maschi, bruti, pelosi e cattivi...
In realtà si rivela, per tanti, un potenziale portale di contatto con un'energia oscura, selvaggia, potente, infuocata, molto più "mistica" e "femminile" di quanto si possa pensare.
Però questo genere musicale continua a essere associato solo all'energia maschile, e ancor di più al genere maschile. Perché?
Perché contatta la RABBIA.
E l'immaginario collettivo associa la rabbia come pertinente solo all'energia maschile, e ancor di più al genere maschile.
Pensate quanto, socialmente, è ritenuto più accettabile che gli uomini esprimano la rabbia.
Ed ecco che nasce tutto l'immaginario dei guerrieri maschi, dei combattimenti tra uomini, delle grida selvagge.
E dell'energia maschile rabbiosa VS energia femminile soffice e coccolosa.
Niente di più distante dalla realtà.
Il Metal, la dea Kālī, la rabbia...
Li vedo come puntini d'accesso magici, significativi ma anche insospettabili, dove le due energie hanno la possibilità di incontrarsi e sposarsi, e mostrare quanto le loro percepite differenze siano illusorie.
Mi figuro le due energie incontrarsi e tramite questo incontro esplodere in una pletora di colori e sfumature... Quando sentiamo appieno la rabbia senza diventare la rabbia.
Ci apriamo completamente alla vulnerabilità di un sentire femminile liberato, con la presenza maschile di una coscienza osservatrice senza giudizio.
Abbracciamo la materia mentre ricordiamo di essere Spirito.
La presenza al sentire, per quanto brutale, permette alla rabbia di essere, esistere, non essere repressa.
Ne sentiamo questa brutalità ma siamo capaci di contenerla, sostenerla, incanalarla.
Il fuoco della rabbia può così esprimersi e trasformarsi in voce, urlo, azione decisa ed espressiva.
Perché spesso la rabbia si porta dietro un messaggio importante.
Sentire la rabbia senza diventare la rabbia.
Abbracciare la materia ricordando di essere Spirito.
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Ma quindi il lavoro sulla rabbia appartiene all'energia femminile o maschile?
Appartiene a entrambe.
Ma anche a nessuna delle due.
Sicuramente, mentre navighiamo questo lavoro, ci può aiutare creare categorizzazioni, lavorare con degli elementi naturali piuttosto che altri, esplorare certi archetipi invece di altri, soffermarci su un'energia o su un'altra per ricontattare certi aspetti della nostra personalità.
Ci muoviamo su un piano materiale, duale, fatto di opposti e polarità. Bianco/nero, luce/ombra, femminile/maschile. La nostra mente è duale, e iniziamo questo lavoro sempre da una piena identificazione con la mente. Abbiamo bisogno di capire, comprendere e analizzare.
Ma allo stesso tempo, la realtà è che, quando iniziamo ad abbracciare l'ottica non-duale, non c'è reale separazione tra le due energie quando si lavora sulla rabbia - e in generale, quando si lavora su qualsiasi aspetto della personalità umana.
Aspetti che si pensano dell'energia maschile appartengono anche all'energia femminile, e viceversa.
Perché non c'è reale separazione tra le due energie; solo due diverse modalità di esprimere e manifestare il flusso della Vita.
Il fatto che "non esiste in realtà una separazione tra maschile e femminile" è incomprensibile per la mente, che continuerà a chiedersi: ma come è possibile? La rabbia è femminile o maschile? O è una o l'altra! O è bianca o è nera! Voglio una risposta: è bianca o è nera? È femminile o maschile?
Quando si entra nella non-dualità, si toccano concetti inspiegabili per la mente, ma che invece siamo in grado di comprendere intuitivamente, attraverso ad esempio un'esperienza diretta, come anche l'osservazione di un'immagine, o l'ascolto per l'appunto di una canzone Rock o Metal.
La raffigurazione della dea Kālī ce lo mostra in un lampo visivo, immediato; certe canzoni Metal con i loro ritmi infuocati che accendono il corpo e il sentire, allo stesso tempo espandono la coscienza e ci portano nel presente.
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Come già detto, la dea Kālī viene associata al "femminile oscuro", quell'aspetto dell'energia femminile spesso disconosciuto. Chissà, forse è disconosciuto proprio perché esprime aspetti che, seguendo gli stereotipi di genere, dovrebbero appartenere solo al maschile?
Tengo sempre a mente il simbolo dello Yin & Yang, con quel pallino nero dentro al bianco, e quel pallino bianco dentro al nero.
A ricordarci che tutte queste definizioni, etichette e parole lasciano il tempo che trovano perché un'energia è specchio dell'altra, e aspetti dell'una appartengono anche all'altra.

Ma è davvero difficile comprendere questo a livello mentale, dobbiamo farne esperienza interna, in prima persona, lavorando su noi stessi.
Anche perché la società in questo momento va nella direzione opposta.
Basta pensare a tutta la frizione tra le due polarità che si è creata lungo il tempo con le battaglie di genere, che è arrivata all'estremo con la cosiddetta "cultura woke" - tutto il filone della giustizia sociale, del politically correct, dell'educazione sessista, dell'iperconsapevolezza, che invece di creare empatia e non-separazione ha spesso finito rinforzare il Censore/Ego dentro di noi.
Questo era inevitabile, perché è tutto un movimento che mira alla trasformazione e alla consapevolezza dell'esterno, senza considerare che invece tutta la trasformazione che desideriamo nel mondo parte da una trasmutazione interna.
Ma ovviamente avevamo bisogno anche di questo estremo - siamo nell'era degli estremi opposti e della frammentazione acuta, perché è solo facendo esperienza della separazione massima che le nostre coscienze vengono scosse, ci viene la nausea e iniziamo a ricordarci chi siamo veramente. Solve et coagula... Separa e riunisci. Ci serve separare per comprendere e purificare, e poi coagulare.
Cito l'argomento della cultura woke perché lo sento estremamente significativo di come ha influenzato l'idea collettiva di femminile e maschile, inasprendone la separazione e il conflitto.
Mi ricordo ancora quando, un anno e mezzo fa, condivisi una storia sul mio profilo Instagram in cui usavo il termine "donne cazzute". Mi arrivò presto un messaggio di dissenso, che affermava che dire cose come "donna cazzuta" o "donna con le palle" fosse "problematico, perché reitera l'idea che una donna possa essere forte solo essendo maschio, o comunque che l'essere forte sia un aspetto solo maschile".
Compresi la prospettiva da cui veniva scritto il messaggio, che era anche posto in maniera molto gentile e aperto allo scambio. Alimentò diverse considerazioni in me, come se il pensiero "donna cazzuta è meglio che non si dice" rappresentasse proprio quanto queste due energie siano state distorte nell'immaginario collettivo, assegnate ai ruoli di genere e distorte nella loro essenza e manifestazione pura, e di quanto questa distorsione e iper-consapevolezza di certe questioni ci faccia diventare quasi ossessivi, e questa ossessione spinga a voler separare e distinguere le due energie, quando invece il punto è avvicinarle.
Ma di nuovo: ci è servito separarle. Ora però dobbiamo fare un passo in avanti: riunirle, spogliandole di tutto il superfluo.
Il mio dire "donna cazzuta" in quella vecchia storia era proprio un tentativo di avvicinare, di superare l'idea mentale di polarità appartenenti a un genere invece che a un altro. Non c'era alcuna intenzione di considerare le donne "non forti", anzi, era proprio l'intenzione opposta - affermare che una donna ha accesso a tutta l'energia YANG - energia penetrativa, che è maschile, ma che non significa "degli uomini" - del mondo.
La parola "cazzo" diventa problematica vicino alla parola "donna" agli occhi della distorsione mentale che crea la cultura attuale, quando invece è proprio smettere di credere in tutte queste barriere mentali, smettere di identificarci con esse, che le sgretola e ci rende liberi.
Riguardiamo ancora un volta l'immagine della dea Kālī: come si fa a non dire che sia cazzuta? Esiste un termine della lingua italiana più efficace per esprimere il concetto? No, lo esprime in maniera impeccabile, e in nessun modo offensivo o irrispettoso. Sono sicura che se lei in questo momento potesse risponderci, apprezzerebbe l'epiteto e inizierebbe a ridere di gusto mentre un rivolo di sangue le cola dalla bocca, in stile molto vampiresco.
Ma questo succede quando diventiamo iper-consapevoli - e anche questa fase l'ho vissuta in prima persona nei primi anni del mio percorso: siamo distratti nel trovare il pelo nell'uovo anche quando non c'è, ci identifichiamo totalmente con l'Ego/Censore della personalità, vogliamo modificare il linguaggio (che è un prodotto della mente, quindi duale), modificare i comportamenti (che fanno parte della personalità, sempre sul piano duale) e creiamo inevitabilmente ombre. Invece di ricordarci che le parole sono solo parole, indicano all'essenza delle cose ma non sono l'essenza delle cose, e che finché cerchiamo di modificare la dualità finiamo inevitabilmente schierati in un polo puntando il dito verso il suo opposto, alimentando quindi la dualità stessa.
Continuiamo a voler modificare il riflesso che vediamo nello specchio della realtà esterna e materiale, dimenticandoci che davanti allo specchio ci siamo noi e che non stiamo facendo altro che vedere riflessi i conflitti interni della nostra personalità bloccata nella dualità, censurata dall'Ego, dall'idea di ciò che è giusto o sbagliato, di ciò che è femminile o maschile.
Se ne esce solo andando oltre la dualità. Ricordandoci che ciò che conta è l'intenzione, la coscienza, la presenza che c'è dietro a parole, gesti, comportamenti. E quello che c'è dietro siamo noi anime, esseri non duali, che navigano la dualità come un gioco, un palcoscenico, lo esplorano con curiosità ma senza mai prenderlo troppo sul serio.
Rimando comunque un approfondimento della mia prospettiva sulla cultura woke a un possibile post futuro, per non aprire una tangente troppo ampia.
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Tornando al mio incessante sforzo di svelare l'illusione delle polarità....
Quando qualcuno inizia a fare un percorso insieme a me ed esprime la necessità di liberare la propria energia femminile, spesso quello che faccio è guidarli prima di tutto nello scoprire e integrare la propria energia maschile. E, ovviamente, anche viceversa.
Perché senza energia maschile, l'energia femminile si disperde, è senza direzione, è instabile, è volatile, è indecisa. L'energia maschile è il contenitore di cui l'energia femminile ha bisogno per esprimersi in maniera efficace, determinata, potente.
E senza energia femminile, l'energia maschile è piatta, monotona, rigida, senz'anima, senza vitalità.
Questo lavoro è a mio avviso importantissimo per riuscire davvero a fare esperienza della non-separazione, della cosiddetta unity consciousness, perché spesso restiamo invece intrappolati nella separazione proprio identificandoci nell'illusione degli opposti.
Credendo all'idea mentale che se sono identificato con l'energia femminile, allora l'energia maschile non mi riguarda - anzi forse persino la vedo come problematica, come nell'esempio appena citato - quando invece è probabilmente un'energia che ho disperatamente bisogno di integrare.
O credendo che, se vedo che non riesco a incarnare abbastanza forza, determinazione e coraggio, allora la vulnerabilità e sensibilità del femminile mi sarà solo d'intralcio, quando invece è esattamente ciò di cui ho bisogno per riuscire ad abbracciare quegli aspetti in maniera autentica ed empatica, e non costruita.
Il punto è che non se ne esce, queste due energie sono un UNICUM: finché crediamo nel loro separarsi e respingersi, esiliarsi, puntarsi il dito a vicenda... Siamo imprigionati in una personalità monca, con continui conflitti interni proiettati sulle relazioni esterne.
Perché è inevitabile: respingendo in noi determinati aspetti di un'energia, creiamo distorsioni ed ombre nell'altra, e viceversa.
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C'è sempre bisogno di creare una relazione con la polarità opposta a quella con cui ci si è maggiormente identificati. Per permettere al proprio femminile di fiorire completamente, c'è bisogno di scoprire il proprio maschile e viceversa. E proprio questa scoperta inizia a "scuotere" l'identità fissa, l'identificazione, il personaggio femminile o maschile che ci eravamo creati.
C'è chi si identifica con un'idea di energia femminile stereotipata per distinguersi, distaccarsi e differenziarsi dall'energia maschile presente nella società, finendo così per rinnegare o mai scoprire la propria VERA energia maschile e quindi inevitabilmente anche a spingere nell'ombra aspetti del proprio femminile - e tra queste ombre c'è quasi sempre anche la rabbia. Esperienza vissuta in prima persona.
Oppure, c'è chi si identifica con un'idea di energia maschile stereotipata per accettazione, per incarnare l'idea di "forza" e "mascolinità" distorta della società, e finisce a rinnegare o mai scoprire la propria energia femminile e quindi inevitabilmente anche a spingere nell'ombra aspetti del proprio maschile - e indovinate? Tra queste ombre c'è quasi sempre anche la rabbia. Anche questa, è un'esperienza che ho vissuto in prima persona.
In prima persona mi sono trovata a fare un continuo ping pong tra le due energie, identificandomi prima con una e poi con l'altra nelle varie fasi della mia vita, senza riuscire a uscire da questo loop.
Mi identificavo con la femminile e, inevitabilmente, rifiutavo il suo percepito opposto maschile, rendendo la mia personalità monca di aspetti e sfumature fondamentali.
Poi, stanca di questo stato "monco", sentendomi non abbastanza tosta e forte, debole e instabile, decidevo di fare un bello switch dall'altro lato, identificandomi con l'energia maschile. Così, inevitabilmente, rifiutavo il suo percepito opposto femminile, rendendo la mia personalità monca di aspetti e sfumature fondamentali. Poi, stanca di questo stato "monco", sentendomi mancare di sensibilità e creatività, troppo rigida e monotona, decidevo di fare un bello switch dall'altro lato, e.... Insomma, avete capito, potremmo continuare all'infinito.
In nessuno dei due poli trovavo il mio vestito perfetto, entrambi mi stavano stretti, entrambi li vedevo limitati, eppure non vedevo alternativa che continuare a provare i due vestiti all'infinito. Come quando dovete andare a un evento importante e dovete comprare un vestito adatto all'evenienza, entrate in un negozio e vi ritrovate indecisi tra due capi, nessuno dei due vi convince, ma qualcosa dovete comprare, qualcosa dovete indossare, e così entrate nel camerino e continuate a provare entrambi, metterli e toglierli in un'eterna indecisione.
Ecco, nel mio caso - e nel caso di molti di noi - l'evento importante erano le mie situazioni di vita nella società, e i miei due vestiti erano l'energia maschile e l'energia femminile. Eterna indecisione sul quale fosse più "adatto" per vivere le mie situazioni di vita. Sentivo di doverne scegliere uno soltanto, e così escludere l'altro, e viceversa.
Il "bello" però è che, questo continuo switchare da un opposto all'altro, mi ha permesso di raccogliere tantissime informazioni su entrambi i "vestiti", entrambe le energie, indossarli e conoscerli molto bene entrambi.
Come dicevamo prima: l'esperienza della separazione, della dualità, degli opposti ci serve per raccogliere informazioni, fare l'esperienza umana, giocare il videogioco e i suoi vari livelli, e poi a un certo punto stancarci di giocare perché ci siamo immersi talmente tanto nel videogioco, nella messa in scena, che ci domandiamo: ma forse esiste anche altro oltre a questo?
La domanda nasce solo se ci dimentichiamo della risposta.
Per la prima parte della mia vita questo processo di "raccolta informazioni" è stato del tutto inconscio - l'evoluzione dell'Anima avanza sempre, che noi ne siamo coscienti o no.
Poi ho iniziato a lavorare su me stessa intenzionalmente e ho iniziato a notare che, ogni volta che facevo lo switch da una parte o dall'altra, le percepite "differenze" e "distanze" tra le due energie iniziavano lentamente a sgretolarsi. C'era sempre più femminile nel mio maschile, e sempre più maschile nel mio femminile. Gli aspetti dell'uno compenetravano anche l'altro. Lentamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, stavo "solvendo" le due energie per poi "coagularle" in una forma ogni volta meno grezza rispetto alla precedente, alleggerita dal non necessario e dal condizionato ma allo stesso tempo impreziosita.
Com'è possibile tutto questo?
Succede perché le due polarità, a forza di avvicinarsi, si neutralizzano l'una contro l'altra. Questo non significa che il risultato diventa un mix insipido che non è né carne né pesce, anzi: compenetrandosi l'una nell'altra, le due polarità non si distruggono ma si completano e arricchiscono a vicenda. Finiscono a formare un unicum - l'UNO - che è sia il risultato della somma tra i due opposti MA ANCHE qualcosa di terzo, completamente NUOVO e PARTICOLARE.
Il punto finale è infatti che, a forza di solvere et coagulare, ci ricordiamo chi siamo - né una né l'altra polarità - e ci dis-identifichiamo da entrambe, e questo finisce a potenziarle e arricchirle all'interno della nostra personalità. Agli occhi della mente è assurdo, la mente lo legge come un annullare le due energie...
Invece non è così.
Non identificandoci con nessuna delle due energie, ma conoscendole entrambe molto bene, possiamo incarnarle a piacimento, all'evenienza, e in maniera integrata, non più frammentata. Quando incarniamo il maschile ci portiamo sempre dietro un pezzetto di femminile, e viceversa.
E così tutta la questione delle due polarità va in cortocircuito - non perché non ESISTA, ma perché c'è qualcosa di più ampio aldilà di esse che le comprende entrambe.
La mente umana vuole categorizzare, e finché ci identifichiamo con tutte le sue interpretazioni ed etichette - utilissime, ma sempre limitate - finiremo sempre a chiudere le cose dentro prigioni mentali.
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Ok, è il momento di chiudere il cerchio e tornare all'argomento iniziale della rabbia.
La cosa più significativa di questo processo alchemico tra femminile e maschile, è che, sia lavorando su me stessa che guidando gli altri, noto sempre quanto il processo riceva potenti accelerazioni ogni qualvolta ci si trova a lavorare sull'accettazione della rabbia.
Così ci ho riflettuto, e mi sono chiesta: perché integrare la rabbia aiuta questo processo così tanto?
La prima immagine che mi è arrivata è stata quella dell'elemento del FUOCO, molto spesso associato alla rabbia. Ma anche emblema del lavoro alchemico.
Nell'Alchimia, il Fuoco interiore è chi fa il lavoro.
Il Fuoco è allo stesso tempo processo, mezzo e trasformazione.
Nulla accade senza Fuoco.
Senza Fuoco, il Piombo non può solversi per poi trasformarsi in Oro.
Senza Fuoco l'idea mentale che abbiamo di noi rimane fissa, e le nostre prospettive rigide.
Ma cos'è 'sto Fuoco interiore?
Be', io lo vedo come un carburante, e allo stesso tempo una bussola.
Una fiamma interna che ci guida continuamente e intuitivamente nel navigare le esperienze di vita, e mentre ci guida, brucia attraverso gli strati della nostra identità, le maschere, le corazze, le aspettative, le ambizioni illusorie, fino ad arrivare a toccare e svelare l'Essenza, ciò che la fiamma non può bruciare.
E se l'energia pura della rabbia, così potente e appassionata, ci permettesse proprio di alimentare questo FUOCO Alchemico?
E se proprio quando impariamo ad accogliere, sentire e incanalare in maniera adeguata questa energia, le permettiamo di infiammarci dal di dentro e fare da carburante, da benzina a tutto questo processo?
Significherebbe che la rabbia è un aspetto FONDAMENTALE del processo alchemico, se sappiamo sfruttarla in quanto tale.
Qualsiasi materiale grezzo che scegliamo di trasformare è fondamentale nel processo alchemico.
Ma la rabbia in particolare è un'energia estremamente potente.
Se raffinata, può diventare un carburante dalla forza impetuosa.
La rabbia ci permette di contattare la parte più selvaggia e indomita dell'esperienza umana.
Abbiamo bisogno di quell'energia e della sua forza.
Non possiamo reprimerla, ignorarla, distruggerla.
Nulla viene negato nell'Alchimia, nulla viene represso o messo da parte. Ogni cosa viene trasformata.
Ed ecco che possiamo scoprire l'Oro della rabbia, e lasciar andare il superfluo.
Lasciar andare ciò che è illusorio, ciò che non è reale - ovvero la storia mentale attorno alla rabbia, il fatto che appartenga o non appartenga a una certa energia, l'identificarci con la rabbia e trasformarla in malvagità o il respingerla e trasformarla il vittimismo.
E così scoprire la sua energia pura, potente, che come una bussola ci guida nella vita e nelle scelte, ci permette di avanzare nel nostro percorso evolutivo.
Un carburante potentissimo, che se contenuto e direzionato con la giusta intenzione - ed ecco infatti l'importanza di fare questo lavoro mentre si è guidati, e all'interno di uno spazio sicuro - crea una trasformazione e un'accensione di potenza gigantesca.
Capite quanto è fondamentale imparare ad accogliere la rabbia in maniera consapevole?
Negando completamente la rabbia, oppure rimanendone impossessati...
Potremmo ritrovarci bloccati nell'immobilismo, nel vittimismo, nel disfattismo.
Ci manca il carburante che attizza il Fuoco, che ci ricorda che il Fuoco dentro di noi esiste.
O perché quel carburante lo teniamo represso, oppure perché lo disperdiamo nell'aggressività.
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Ed ecco quindi che arrivo alle mie conclusioni.
Lavorare sulla rabbia in un'ottica non-duale e in uno spazio di accettazione, presenza e non giudizio, alimenta il Fuoco alchemico della trasmutazione e avvicina il maschile al femminile.
Accogliere un'energia così censurata, condizionata e distorta, ma allo stesso tempo estremamente viva, potente, umana, indomita... Alimenta QUEL Fuoco. Il Fuoco alchemico della trasformazione.
Mandiamo in corto-circuito tutte le distorsioni collettive sulla rabbia, l'idea della mente che dice non va bene o che sia solo maschile, l'idea che che rabbia significhi aggressività...
Ci riappropriamo del lato più selvaggio, umano, materico dell'esperienza umana da un'ottica di non identificazione, di pura esperienza curiosa e giocosa.
Proprio come dicevo nella conclusione del mio articolo sul Metal...
Finiamo a ridere della rabbia, delle urla, della brutalità, ci divertiamo con essa, ci giochiamo senza malizia né cattiveria né censura. Senza vergogna né senso di colpa.
GIOCHIAMO COL FUOCO, perché non ne siamo più spaventati.
Ci liberiamo di tutto quel significato mentale attorno all'energia della rabbia, non significa niente su di noi, non c'è più appiccicata sopra l'etichetta "questo è sbagliato" e proprio per questo la sentiamo appieno, liberamente, senza che si appropri di noi.
Accorciamo la distanza tra spiritualità e umanità, tra maschile e femminile, perché ci permettiamo di fare esperienza di entrambi gli aspetti senza più separarli.
Riusciamo ad accogliere il maschile, insieme a quel femminile oscuro della dea Kali, ma anche al femminile più morbido, accogliente, ricettivo. A discapito di tutte le idee mentali, accogliendo la rabbia andiamo a risvegliare proprio quel femminile che ci dà il permesso di essere vulnerabili, sensibili, e sentire appieno l'energia della rabbia che attraversa il corpo, con amorevolezza, senza storie mentali né sensi di colpa.
All'interno del Fuoco della rabbia, sentito appieno, accolto nella totale presenza e assenza di pregiudizio, le due energie si vedono, si incontrano, abbandonano le supposte differenze e divisioni.
Fanno letteralmente l'Amore e spiccano il volo nel Cuore.
Si, lo dirò senza vergogna: sentire la rabbia apre il Cuore.
E non lo dico solo perché la scrittura di questo post arriva giusto giusto a distanza di qualche giorno da un intenso lavoro sulla rabbia avvenuto nel nostro percorso di gruppo, il FIGHT CLUB, che ha avuto risultati potentissimi.
Lo dico perché lo continuo a vivere in prima persona, e lo vedo ripetersi con tutte le persone con cui lavoro.
Sarà un caso che la bocca dello stomaco, il plesso solare, dove spesso si annidano e si "incastrano" le emozioni, e in particolar modo la rabbia repressa, si trova appena sotto il cuore?
Come fosse una specie di "fornello" alchemico, attraverso cui l'energia della rabbia, quando lasciata essere e scorrere senza restrizioni mentali, può alimentare ciò che ci sta sopra, il laboratorio alchemico del Cuore.
Sembra un vero e proprio ossimoro dire che l'energia della rabbia possa potenzialmente aprire il Cuore, perché la mente pensa alla rabbia come a mera distruzione, aggressività, negatività - sicuramente non qualcosa di etichettabile come "spirituale" - e all'avere il Cuore aperto come a trasformarsi in vegetali che dicono sempre di sì e compiacciono gli altri pur di mantenere la pace.
Eppure il punto qui è andare oltre le etichette e idee mentali e scoprire che la rabbia è sempre stata spirituale, e che l'apertura del Cuore non è una performance della personalità che ci porta a reprimere o eliminare certi aspetti dell'esperienza umana.
Ma, nuovamente, lo stato d'essere dell'apertura del Cuore, proprio in quanto stato d'essere e non comportamento, non potrà mai essere compreso dalla mente...
Quindi è anche normale che finisca per distorcerlo.
La rabbia è pura vibrazione, energia estremamente potente in movimento nel corpo.
L'apertura del Cuore è il superamento dell'identificazione con la visione duale della realtà, dove le polarità si compenetrano l'una nell'altra per creare un unicum.
Perciò, se la rabbia è uno dei punti dove la separazione tra maschile e femminile è avvenuta in maniera più preponderante nell'immaginario collettivo...
Se la rabbia costituisce una delle ombre più grandi per entrambe le energie...
La rabbia può diventare anche il punto di contatto più potente tra le due energie.

Più è grande la separazione che percepiamo tra due cosiddetti opposti, più è potente e trasformativa la COAGULAZIONE che ne può derivare tramite il loro raffinamento e avvicinamento.
Più facciamo lo sforzo di avvicinare aspetti che alla mente appaiono inconiugabili - come la forza prorompente della rabbia con l'accettazione morbida del femminile, o la vulnerablità e sensibilità con la tenacia guerriera del maschile...
Più alimentiamo la magia alchemica.
Raffinare e avvicinare i percepiti estremi opposti è la nostra missione, in quanto Alchimisti.
Squarcia qualsiasi corazza l'Ego abbia posto sul Cuore.
Sul ring della rabbia odierno, il Maschile e il Femminile collettivo si trovano a due angoli opposti.
Permettiamo loro di avvicinarsi l'uno all'altra, un passo alla volta.
Più si avvicineranno, più il Fuoco puro della Rabbia brucerà il ring, e la battaglia si trasformerà in una danza.
Se vuoi essere supportato sul tuo percorso...