Imparare ad aprirsi al flusso di dare e ricevere amore a un altro essere umano è un’esperienza terrificante per l’ego.
Soprattutto per un ego collettivo traumatizzato come il nostro.
A causa di questa paura ci siamo tutti rinchiusi dentro a delle prigioni invisibili, coi cuori scorrazzati da chilometri di filo spinato.
E guai a chi si avvicina.
Anche quando crediamo di volere che l’altro si avvicini… In realtà ci stiamo ancora proteggendo.
Mura di rumore mentale ci distanziano e ci fanno stare sempre all’erta, pronti a tirare fuori gli aculei in qualsiasi momento.
Non siamo capaci di mostrare la nostra vulnerabilità all’altro e lo incontriamo con lo scudo e l’armatura addosso. Come fossimo su un campo di battaglia.
Queste mura mentali ci anestetizzano e si riflettono come specchi all’esterno, non solo impendendo a noi stessi di raggiungere davvero l’altro, ma impedendo anche all’altro di raggiungerci e toccare davvero il nostro cuore.
Ci siamo chiusi dentro a queste prigioni perché i nostri corpi si portano dietro una totale sfiducia nell’amore.
Quando invece l’amore è l’unica vera forza capace di sciogliere, guarire, trasformare.
Una forza fluida e accogliente ma anche decisa e prorompente, che ci spinge di fronte proprio alla paura e al dolore da cui cerchiamo di proteggerci.
Ed ecco perché, in definitiva, abbiamo paura di aprirci all’amore: perché l’amore porta verità, dissolve le illusioni.
È come un Fuoco che lentamente ma inesorabilmente va a bruciare quelle spesse mura di cui eravamo prigionieri.
Ci fa scoprire che quelle mura tanto spesse erano in realtà di carta e che aldilà c’era un cuore che non vedeva l’ora di aprirsi totalmente a sentire, vivere, amare.
Nell’ultimo appuntamento gratuito che ho organizzato per la Scuola di Arti, Amori e Misteri ho deciso di invitare il mio attuale compagno di viaggio a condurre l’incontro insieme a me.
Far entrare un uomo nel mio luogo di lavoro, in quello che per me è da sempre uno spazio sacro di creazione e trasformazione, è stato un passo molto importante per me, che ha portato a galla diverse protezioni e paure.
Sono protezioni e paure che mi trovo a incontrare ciclicamente - praticamente ogni volta che una dinamica relazionale mi invita a lasciarmi andare e fidarmi della vita un pezzettino di più.
Tutto questo mi ha portato a riflettere su quanto, per anni e anni, mi sono protetta dal far davvero entrare un uomo nel mio cuore.
Magari sul momento credevo che stavo facendo entrare un uomo nel mio cuore…
In realtà ero molto, molto distante dalla persona di fronte a me.
Ero arroccata dietro a mura di rumore mentale molto spesse.
Mura di protezione.
Mura che per quanto mi riguarda hanno spesso assunto la forma di una corazza finto-mascolina, un “ce la faccio da sola, non mi serve nessuno, sono forte e invincibile, non ho bisogno di un uomo, comando io e sò mejo io”.
Dietro a queste mura ci ho trovato tanta paura.
Paura di aprirmi davvero a ricevere amore ed essere vista nella mia totalità.
Paura di vivere gli aspetti più femminili - feroci e vulnerabili al tempo stesso - della mia essenza.
Paura di aprire il cuore a tutto lo spettro del meraviglioso quanto terrificante sentire umano.
Paura in definitiva di vivere davvero.
Ed è così che sto scoprendo quanto imparare ad amare sia prima di tutto darsi il permesso di esistere, vivere, esprimersi davvero.
Darsi il permesso di abitare il corpo con gioia e innocenza, di ballare, cantare, ridere e piangere liberamente.
Di essere donne, di essere uomini, di essere umani a tutto tondo.
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