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Chi ha esiliato il Metal?


Joey Jordison, ex batterista degli Slipknot

Ricordo ancora il giorno in cui ho scoperto il Metal.


Era fine 2005.

Avevo 14 anni, frequentavo il primo anno di scuole superiori.

Nella palestra della scuola si teneva il concerto di fine trimestre prima delle vacanze natalizie.


Il primo concerto liceale a cui avessi mai partecipato.


Diversi gruppetti rock amatoriali, composti sia da studenti del mio liceo che da studenti esterni, avevano la possibilità di esibirsi.


Io ovviamente, già grande amante della musica e in particolare del rock, ero super eccitata dall'evento.

Piazzata in prima fila e pronta a scatenarmi.


Ricordo perfettamente il momento in cui sentii suonare Bounce dei System of a Down per la prima volta.

Fu come una scarica elettrica che mi attraversò dalla testa ai piedi.

Non avevo mai sentito una vibrazione così potente e pulsante.


Mi ricordo anche che nessuno poté più rimanere fermo o seduto.

Fu come un'esplosione improvvisa, uno scoppio di energia.

Tutti cominciarono a saltellare e a "pogare". Me compresa.


A quei tempi non sapevo nemmeno cosa significasse, pogare; lo scoprii proprio quel giorno.

Mi lasciai semplicemente trasportare dal fiume di ragazzini impazziti attorno a me, contagiata da quell'energia irrefrenabile.


La band seguente suonò gli Slipknot.

Non ricordo il brano, ricordo solo un'altra scarica elettrica, la batteria che mi entrava dentro le membra e le ossa, l'impossibilità a stare ferma.

Ricordo anche di essermi presa una cotta per il batterista del gruppo in questione - ovviamente.

Da lì in poi, le mie cotte per batteristi e chitarristi sarebbero state all'ordine del giorno, ma la mia storia di groupie incallita magari la lasciamo per un'altra volta.


//


Il ricordo di questo concerto rimane tuttora uno tra i più belli della mia vita.

L'energia che ho sentito scorrere nel corpo è stata indescrivibile.

La libertà, la spontaneità di quel momento.


Il punto è che da quel giorno qualcosa cambiò per sempre dentro di me.


Era come avessi trovato l'unico reale modo per sublimare tutta "la Matrix" che sentivo crescere in me.

Le urla libere, le chitarre ruggenti, le batterie martellanti, le atmosfere oscure e folli.


Non c'era letteralmente nient'altro che riuscisse a descrivere quello che sentivo prendere possesso di me.

Una prigione si stava costruendo attorno al mio cuore, e quella musica gridava una specie di rivendicazione alla libertà.


Non ero un adolescente felice (esistono adolescenti felici?).

Ero depressa, incazzata, avevo istinti suicidi, non capivo che senso avesse la vita, la scuola, la società, studiare per lavorare.

Non capivo il sesso, non capivo le relazioni e le amicizie, non capivo come navigare niente di niente.


Da qualche parte nascosta e profonda di me sentivo già che era tutto assurdo e distorto, eppure mi ritrovavo comunque a seguire il binario in cui ero instradata, mi sentivo impossibilitata dal fare qualcos'altro.


//


Passai gli anni seguenti della mia adolescenza a esplorare il genere e i sotto generi del Metal qua e là, senza però volermi mai definirmi "metallara"; in parte perché ascoltavo di tutto, e in parte perché già ai tempi questa mia fascinazione per il genere si accompagnava a una strana ma forte repulsione.


Mi sembrava che manifestare troppo all'esterno questa mia passione mi avrebbe resa "sfigata e inquietante" agli occhi dei miei coetanei. Troppo poco femminile. Troppo poco carina e coccolosa. Frequentavo una scuola di cosiddetti "pariolini" - per il mio ego il rischio di finire derisa ed emarginata era troppo alto, e anche quello di non trovarmi un fidanzatino figo e rinomato, che ai tempi era una specie di ossessione.


Quindi scelsi di mantenere la mia passione per il Metal lontana da occhi esterni, confinata tra le pareti della mia cameretta, dove continuavo a saltellare e a pogare con me stessa. Il mio ego stava creando un'ombra, insomma.


Scelsi di esprimere comunque quell'energia con lo stile "dark/emo", perché alla fine durante l'adolescenza il bisogno di trovare un'etichetta sotto cui riconoscersi è forte, e io non riuscivo a negare quella ribellione che sentivo dentro di me.


Occhi cerchiati di nero, felpe con teschi stampati ovunque, capelli neri iper-cotonati. Non potevo negare del tutto la mia cosiddetta "stranezza", l'essere una "weirdo", l'essere in qualche modo a contatto col lato oscuro e selvaggio dell'esistenza umana. Così' ho edulcorato il tutto scegliendo di essere una "weirdo" colorata di rosa e coi fiocchetti.


Che poi questa cosa fa molto sorridere, se pensiamo che proprio in quel periodo si era creata una specie di faida tra "Metallari" ed "Emo" - non so se qualcuno di voi se la ricorda - un po' una faida tra lo Yang e lo Yin del Rock pesante. E io già in qualche modo stavo disconoscendo lo Yang bruto e maschile del Metal mostrandomi schierata con lo Yin femminile e sensibile dell'Emo.


Ma la realtà è che disconoscendo il mio lato maschile, stavo distorcendo anche l'altro, il femminile inevitabilmente, perché Yin e Yang non sono mai separati, creando ombre nell'uno lo facciamo anche nell'altro.


Tant'è che guardando con la prospettiva di adesso a questa buffa faida Emo VS Metallari, fa sorridere vedere come queste "faide" che collettivamente creiamo tra cose che ci sembrano opposte, queste divisioni e separazioni che creiamo tra di noi attraverso delle etichette in cui ci identifichiamo, sono davvero solo un'illusione... L'illusione degli opposti. Ed è proprio quando iniziamo ad abbracciare la prospettiva non duale che capiamo che gli opposti li vede solo la mente, l'ego, in realtà gli opposti fanno parte di un unicum, un opposto contiene l'altro, non potrebbe esserci l'uno senza l'altro, nell'uno c'è già un pezzetto dell'altro.

Come nello Yin c'è un po' di Yang e viceversa, nel Metal c'era anche lo Yin, l'Emo, la sfumatura sensibile e femminile, perché certa musica la si può comporre solo se si è contatto con quello Yin, con quel lato sensitivo della realtà.


E questi conflitti tra opposti avvengono pari pari anche dentro di noi, tra lati della nostra personalità che ci sembrano opposti e vorremmo schierarci e "favorire" solo un lato tra i due, quando invece non sono altro che due facce della stessa medaglia... Ma anche questo è un discorso da lasciare magari per un altra occasione.


Io quando ero "Emo"


//


Dopo il mio periodo "Emo", si avvicinarono poi i fatidici 18 anni.

Il momento di diventare persone serie.

Di diventare grandi e lasciare perdere tutte queste stranezze: il trucco pesante, i vestiti dark, le facce inquietanti, la rabbia, i testi incazzati, sinceri, taglienti e senza peli sulla lingua.


Era ora di diventare persone rispettabili.

Di essere fighe, femminili, sensuali.

Farsi crescere i capelli, darsi ai toni pastello, sorridere.

Così ho assunto un'altra maschera - che in ogni caso mi stava strettissima, e credo sia sempre trasparito che, al di sotto di questa nuova identità alla ricerca di conformismo e approvazione, non sarei mai stata capace di conformarmi.


E ho smesso totalmente, per anni e anni e anni, di ascoltare il Metal.


Salvo un breve interludio tra il 2013 e il 2014, in cui per qualche periodo l'Anima è tornata a bussare attraverso lo specchio di un'altra persona e a dirmi - Ehi, ma tu, ti ricordi chi sei veramente?


Ma io non volevo ricordarmelo, io non volevo apparire strana, inquietante, pazza. Perciò ho fatto presto a scacciare via quell'ombra riflessa, sia dalla mia coscienza che dalla mia vista. Ne ero affascinata, perché mi ricordava chi ero veramente, ma ne ero anche troppo terrorizzata.


Io che divento "carina e sorridente" per "rimorchiare" ed essere "ben voluta"


//


Il mio re-incontro con il Metal è avvenuto nell'estate 2021, attraverso lo stesso identico specchio riflesso sulla stessa identica persona di 8 anni prima.


La folle ironia della vita, che ti ricorda che non c'è via d'uscita.


Possiamo scappare quanto vogliamo da lati della personalità che abbiamo represso, ma loro torneranno periodicamente a bussare alla nostra porta, e quasi sempre lo faranno riflettendosi nella personalità di qualcuno che arriva nella nostra vita o che ci sta già attorno.


Questa volta il Metal è arrivato a risvegliarmi con Fear Inoculum dei Tool.


All'inizio questo re-incontro col Metal mi ha nuovamente terrorizzata e affascinata allo stesso tempo. Mi risuonava dentro in maniera indescrivibile, ma allo stesso tempo ancora non riuscivo ad abbracciarlo totalmente.


Il mio ego si sentiva minacciato. Sapeva che abbracciare il Metal significava anche inevitabilmente abbracciare il materiale in Ombra del mio inconscio e quindi la sua trasformazione in Luce.


Ma stavolta, grazie al lavoro interiore che avevo già cominciato a fare, sono riuscita a non scappare, a cominciare a guardarmi allo specchio, per quanto inquietante, spaventoso e minaccioso potesse sembrarmi il suo riflesso.


Quello che il mio ego aveva fatto, infatti, era censurare il lato più mistico della mia personalità. Sia per via delle traumatizzanti esperienze che avevo vissuto già nella prima infanzia passata in una setta, in cui il lato mistico della realtà mi era stato presentato in maniera completamente distorta e dogmatica. Ma anche e soprattutto per la paura di essere rifiutata - alle scuole medie ero stata lo zimbello della scuola per un anno intero, e di sicuro non volevo rivivere nuovamente la stessa esperienza. Stavolta volevo essere figa.


E così l'ego, come meccanismo di protezione, ha censurato questo lato più strano e mistico della mia personalità e ha così creato delle ombre, che inevitabilmente sono finite a proiettarsi al di fuori di me - in questo caso persino su un genere musicale che tanto invece parlava di me, il Metal. Il Metal era diventato il capro espiatorio del mio ego, perché mi rifletteva tutti quei lati della mia personalità che l'ego non voleva più accettare.


E questa dinamica dei "capri espiatori" avviene tantissimo a livello collettivo. Il Metal senza dubbio incarna un capro espiatorio collettivo, verso cui l'ego collettivo proietta le proprie ombre per separarsene e disconoscerle. E infatti poi molti artisti e musicisti Metal si ritrovano proprio a incarnare quel ruolo che viene proiettato loro addosso - quello del mostro. Questo gioco di ruoli è inevitabile, fa parte del gioco della dualità, del palcoscenico dell'esperienza umana e avviene proprio perché noi possiamo rendercene conto e vederlo per quello che è.


Ma pensate come succede lo stesso con capri espiatori come i cosiddetti razzisti, criminali, pedofili... Puntiamo il dito verso dei loro, creando separazione e disconoscendo parti della psiche umana, non rendendoci invece conto che quegli stessi tratti di base sono presenti anche nella nostra personalità.


Step inside, see the Devil in I. You'll realize, I'm not your Devil anymore. Under the words of men, something is tempting the Father. Where is your will, my friend? Insatiates never even bother. You and I, wrong or right, traded a lie for the leverage. In between the lens in light, you're not what you seem. - The Devil in I - Slipknot

Questo processo che si è attivato col Metal non è stato facile. È stato a tutti gli effetti l'inizio della cosiddetta "morte" dell'ego, del processo di dis-identificazione dall'idea mentale che avevo creato di me stessa, che è tuttora in corso.


Tornare ad ascoltare Metal - riesumare i vecchi gruppi, e scoprirne di nuovi - ha risvegliato aspetti della mia personalità che avevo completamente disconosciuto.


L'energia maschile. Lo spirito Guerriero. Il lato selvaggio. La rabbia. La stranezza. La ribellione. La pazzia. La schiettezza. E in generale, il lato Oscuro e Mistico dell'esistenza.


Quel lato che il mio ego aveva etichetto come "brutto e cattivo" ma che in realtà è parte fondamentale dell'esistenza umana, e che è proprio quando vogliamo fare finta che non esista che si creano i problemi.

Perché quell'energia da qualche parte si deve pur sfogare, e finisce a farlo in maniera subdola e sotterranea, oppure improvvisa e distruttiva.


Tutto quel lato Oscuro parlava di me molto più di quanto pensassi, ma avevo girato la testa dall'altra parte per anni e anni.


Eppure era così evidente che quelle cose mi riguardassero. Trasparivano da sotto la maschera che indossavo in maniera evidente - solo io non volevo vederle e cercavo di nasconderle, per paura di essere rifiutata.

Ma chiunque mi abbia incontrata o conosciuta davvero nel corso di quei 15 anni, l'ha visto da lontano un miglio quel mio lato Oscuro.


Ero solo io che non lo abbracciavo totalmente. Pensavo - o meglio, il mio ego pensava - sì ok, sei strana, oscura, diversa, ma non troppo però, eh? Sennò poi non ti vuole più nessuno attorno. Fai la strana, ma in maniera figa, non essere mai troppo non conformista, non conformista per davvero.


Non rinnego niente di questo processo. Avevo bisogno di nascondermi dietro a una maschera per poi arrivare ad accorgermi di questa maschera e di quanto era fasulla. Tutto è andato in maniera perfetta.


E infatti quel conflitto gigantesco che si è creato nella mia personalità è iniziato a essere letteralmente scoperchiato quando il Metal ha rifatto capolino nella mia vita.


//


Non c'è finzione che tenga di fronte al Metal.

Il Metal, letteralmente, ti svergina alla realtà duale dell'esistenza umana.

Ti svergina alla Matrix. ti schiaffa le distorsioni dell'ego in faccia.

Ti mette tutto davanti, senza pietà.


Sei nudo davanti al Metal. Sei vivo. Sei reale.

Non tengono più maschere, finzioni, scuse, storie che ti racconti.


Se abbracci il suo fuoco, questo ti entra dentro, comincia a scavare, e a spurgarti e depurarti.


Ascoltare Metal è per me, in passato come adesso, l'esperienza musicale più spirituale e mistica che io abbia mai fatto.


Certo, se crediamo che fare un percorso spirituale equivalga a sorridere sempre, professare solamente pace e amore e cagare unicorni, probabilmente la mia affermazione è a dir poco oltraggiosa.


Ma chi mi segue da un po' sa che il mio approccio è un po' diverso, ed è diverso proprio grazie a tutto questo lavoro di integrazione che ho fatto e sto facendo, proprio anche grazie al Metal.


Quello che vedo come "percorso spirituale" porta senza dubbio con sé tantissima Luce, ma comporta anche l'accettazione e l'integrazione del materiale oscuro, altrimenti è molto probabile che stiamo utilizzando la spiritualità per bypassare roba irrisolta.


Il percorso spirituale in cui guido me stessa e chi lavora con me è l'accettazione della dualità - Luce e Ombra - per riuscire a osservarla, non la negazione della dualità per cercare di bypassarla.


Put me back together or separate the skin from bone. Leave me all the pieces then you can leave me alone. Tell me the reality is better than the dream. But I found out the hard way: nothing is what it seems. I push my fingers into my eyes, it's the only thing that slowly stops the ache. But it's made of all the things I have to take. Jesus, it never ends, it works it's way inside. If the pain goes on, I'm not gonna make it. All I've got, all I've got is insane. - Duality - Slipknot

E questo lavoro lo porto avanti proprio perché l'ho vissuto e lo vivo in prima persona. In prima persona mi sono ritrovata faccia a faccia con tutta la merda che risaliva dopo che l'avevo repressa per anni. Potete immaginare quanto puzzasse.


//


Provate ad ascoltate i testi profondi, veri, schietti delle canzoni Metal, a volte testi anche di denuncia.

Ascoltate le vibrazioni indomite, crude, massicce, epiche.

Potrebbero essere la tranvata in faccia che vi serve, esattamente come lo sono state per me.


I musicisti Metal vengono spesso visti come bruti e selvaggi dalle persone "per bene".

E io per un periodo sono stata quella persona "per bene".


Ora mi sembra così ovvio che, siano artisti profondamente in contatto con la dimensione spirituale della realtà, in cui Luce e Oscurità iniziano a compenetrarsi in una cosa sola, in cui non esiste censura, in cui non esiste questo va bene e questo no.

Sicuramente alcuni in maniera più cosciente di altri, sono artisti che si fanno canale di un ruggito contro la censura della Matrix/Mente portando alla Luce tutto il materiale in ombra che la Matrix rifiuta.


Ovviamente sono esseri umani anche loro, alcuni diventano vittime di questa Oscurità che riescono a contattare e di cui si fanno canali, e si identificano totalmente con essa. Alcuni vengono impossessati completamente, perché non necessariamente il fatto di riuscire a contattare alcune verità e vibrazioni viene accompagnato da un lavoro di osservazione. Ma anche in questo non c'è errore, a mio avviso. Ringraziamo questi artisti che come noi sono nel loro processo, e troviamo nella loro musica quello che può essere d'ispirazione per la nostra esperienza.


Perché se leggete davvero i testi dei brani Metal, se ascoltate veramente la musica, provando per un attimo a lasciar perdere i commenti che vuole fare il censore dentro di voi, per afferrarne semplicemente la verità, l'umanità, la crudezza... Non si può fare a meno di sentire che si tratta di qualcosa di molto più ampio che "gente bruta coi capelli lunghi che strilla cose senza senso e fa caciara a caso".


Altrimenti chiunque sarebbe stato capace di fare altrettanto. Voi certi messaggi sareste in grado di condividerli col mondo? Ne avreste il coraggio? Quanto il vostro ego vi censurerebbe nel dire e urlare certe cose? E quelle vibrazioni oscure e potenti, le riuscireste a contattare e sostenere, o scappereste via spaventati alla sola idea?


Io sinceramente ancora non sono in grado di incanalare quel tipo di energia in ciò che scrivo, canto, racconto, ma sento che preme per uscire da dentro di me, e la mia intenzione è di riuscire a farlo sempre di più. Il Metal mi sta aiutando anche in questo. Esprimere la mia creatività ed espressività in maniera vera, schietta, diretta, spregiudicata quando necessario.


Attraverso il Metal possiamo contattare la rabbia collettiva, la pazzia collettiva, il malessere della condizione umana, il lato più libero e selvaggio dell'essere umano, aprirci all'urlo dell'Anima che vuole fare esperienza di tutto questo in maniera pura, libera, innocente, uscendo dalla prigione dell'Ego censore.


Se riusciamo a vedere questo nel Metal, accendiamo in noi un Fuoco che ci permette di trasformare e incanalare tutto questo.


//


Adesso nel 2023 come allora nel 2005, il Metal si rivela essere la bussola più adatta nella tempesta della dualità, della vita, del processo di risveglio.


Facendo dito medio a quell'ego spirituale che spesso si impossessa di noi quando iniziamo questo tipo di percorso, che vorrebbe censurarci e dirci "Oh no, il Metal non è spirituale, non va bene, non si fa, d'ora in poi si ascolta solo musica pacifica, tranquilla, coccolosa e luminosa!"

Il Metal mi ha "guidata" quando avevo 14, 15, 16 anni, ero depressa e pensavo di voler morire.

E il Metal mi "guida" ora che ho 31 anni e buona parte di quella che credevo fosse la mia realtà sta davvero morendo.


Ma io non voglio morire, io voglio vivere più che mai.


E così ho l'opportunità di scoprire anche il lato luminoso di questo genere musicale, scoprire anzi che non esiste un lato luminoso o un lato oscuro, tutto dipende da come io sono in grado di navigarci dentro.


Mi sto infatti ritrovando faccia a faccia con ombre esistenziali, iniziando a vedere sempre più attraverso ruoli e maschere del nostro ego, e il Metal si sta rivelando la colonna sonora più perfetta per tutto questo processo.


Infatti, mentre il 2022 per me è stato principalmente un anno di integrazione e trasmutazione di ombre personali ed emozioni represse dal mio passato, ora mi sto ritrovando faccia a faccia anche con altra roba.


Come se avessi iniziato a osservare a fondo questo palcoscenico dell'esperienza umana, a vederne tutte le assurdità, a riderne e a piangerne e a sentire tutte le emozioni che ne derivano, senza però esserne più risucchiata.


A volte mi trovo a confrontarmi con storture e malesseri che sento non appartenere solo alla mia personalità ma a tutti gli esseri umani. Non sono più emozioni o pattern collegati a specifici eventi della mia vita. Sono come ombre collettive. Come se trovandomi faccia a faccia col mio ego, stessi confrontando anche tutto l'ego collettivo. Tutta la Matrix.


You are wrong, fucked, and overrated. I think I'm gonna be sick and it's your fault. This is the end of everything, you are the end of everything. I haven't slept since I woke up and found my whole life was a lie, motherfucker. This is the end of everything, you are the end of everything. - The End Of Everything - Slipknot

A volte emergono in me paure esistenziali che sono di tutti gli umani: la paura di non poter amare, la paura della solitudine, in ultimo la paura di morire. Mi trovo davanti a qualcosa di più ampio, a domande e realizzazioni di carattere universale.


Non è una semplice crisi d'identità quella che sto affrontando, è una crisi esistenziale. Ma non spaventatevi dall'etichetta "crisi esistenziale": in assoluto, sto benone. La pace e la calma che sento dentro cresce di giorno in giorno. È l'ego che non se la passa bene, è morente.


Si trova faccia a faccia con tutta la merda che ha nascosto e con tutte le favolette che si è raccontato su come dovrebbe essere la vita, ed è come se mentre osservo il mio ego personale vedo anche sempre di più quello collettivo, tutta la Matrix attorno a me rivelarsi. Questo provoca rabbia nel mio corpo, ma allo stesso tempo questa rabbia accende un fuoco, e provo anche enorme empatia e senso di non separazione.


A volte mi viene da farmi delle grosse e grasse risate alle realizzazioni immediate e istantanee che mi arrivano (ultimamente rido da sola più spesso di quanto abbia mai fatto prima, soprattutto davanti a cose che in passato mi avrebbero fatta arrabbiare o infastidire), a volte invece ho bisogno di urlare e piangere come una bambina.


Questo processo ha i suoi momenti di enorme realizzazione, libertà e gioia, ma ha anche momenti di rilascio e dolore. E va bene così.


Ma dato che la musica è sempre stata la mia compagnia di vita, facendomi di volta in volta da colonna sonora, posso dire con certezza che l'unico genere che può essere eletto come colonna sonora di questo momento della mia vita è il Metal. Non potrebbe essercene un altro, onestamente. Solo il Metal ti fa attraversare tutta la sfera di emozioni e sensazioni umane in maniera libera e spregiudicata, e proprio così ti dà la possibilità anche di trascenderle, se non ci identifichiamo completamente in esse ma pensiamo solo che stiamo salendo su una giostra, stiamo facendo esperienza della dualità per comprenderla..


Attraverso il Metal, ogni giorno, riporto me stessa alla realtà, al presente, alla concretezza del mio corpo, al sentire pienamente che sono viva, e all'accettare senza più giudicare l'inevitabile dualità che ne deriva, e allo stesso tempo apro me stessa a una coscienza e una consapevolezza più ampia, un contatto più profondo con la dimensione spirituale.


Detta così sembra un grosso paradosso - come puoi contattare la dimensione spirituale ascoltando un genere di musica così carnale e terreno?


E invece è proprio questo il punto. Abbracciare la non-dualità significa abbracciare i paradossi, significa capire che Materia e Spirito non sono opposti, sono un Uno. Abbracciando senza giudizio, vergogna, senso di colpa l'una, tocchiamo profondamente l'altro. Facendo esperienza della Materia con innocenza, meraviglia, spontaneità, ci ricordiamo che siamo sempre, sempre stati esseri spirituali. Che non dovevamo fare o diventare niente. Solo Essere Umani liberamente.


Ma finché guardiamo alla questione dall'ottica della Mente/Ego, continueremo a separare Spirito e Materia.

L'ego crea il fraintendimento, la separazione, l'illusione che uno escluda l'altra, attraverso la sua censura, che genera senso di colpa e vergogna, e così conseguenti distorsioni nell'esperienza che facciamo delle cose "terrene"-


Metal e Spiritualità sono in realtà la stessa cosa.


Ma il mio ego aveva deciso di esiliare il Metal nell'ombra del mio inconscio per anni e anni.

L'ha etichettato come brutale, inaccettabile, malvagio, "satanico".

E non nego che questo esilio si è rafforzato quando ho iniziato a fare i primi passi nel mio percorso di risveglio - perché, appunto, il mio ego si è spiritualizzato.


Ed è infatti proprio da quando il Metal è tornato nella mia vita che riesco sempre di più a osservare quest'ennesima distorsione, quest'ennesima identità che la Mente ha voluto creare, l'ego spirituale. E più lo osservo più capisco che quello non è veramente il mio essere, posso lasciar andare la presa, pezzettino dopo pezzettino.


//


Quello che ho vissuto su me stessa a livello micro mi ha portata a fare considerazioni a livello macro.


Il modo in cui il Metal viene relegato dall'ego collettivo - spiritualizzato e non - come musica per i bruti, cattivi e reietti della società la vedo come un'enorme metafora dell'ombra collettiva della società.


Le urla vanno soffocate, il caos negato, la rabbia si reprime, e il lato selvaggio è solo, appunto, per i selvaggi.


E così arriva il Metal che tutta questa roba te la schiaffa in faccia, come una sveglia che ti arriva dritta addosso e ti dice: tu non vuoi vedermi MA IO ESISTO ED ESISTERÒ SEMPRE, BHUAHUAHUA! e negarmi non farà altro che farmi urlare più forte, BUAHUAHUA!


Il Metal è shadow work puro, se siamo disposti a vederlo in questa maniera.

È l'incarnazione musicale, e spesso anche testuale, di tutte le ombre che non vogliamo vedere.


I've been crawling on my belly, clearing out what could've been. I've been wallowing in my own confused and insecure delusions, for a piece to cross me over or a word to guide me in. I want to feel the changes coming down, I want to know what I've been hiding. See my shadow changing, stretching up and over me. Soften this old armor, hoping I can clear the way by. Stepping through my shadow, coming out the other side. In my shadow, my shadow, change is coming through my shadow. My shadow, shedding skin. I've been picking up my scabs again. Join in my child, my shadow's closer to meaning. - Forty Six & Two - Tool

E chi lavora con me lo sa: quando parliamo di ombre non parliamo mai di cose "brutte" o "sbagliate" - l'ego le vuole vedere cos', ed è proprio per questo che sono ombre. Non c'è spazio per la moralità nella spiritualità. Le ombre sono solamente lati repressi, lati disconosciuti, e per questo spesso distorti della personalità umana.


Possiamo girarci e guardare dall'altra parte, possiamo credere all'ego che le etichetta come pazze, schifose, ributtanti, oltraggiose, inaccettabili.

Ma loro non smetteranno di esistere, anzi, più le respingeremo più ci spaventeremo alla loro apparizione.

Ci mostreranno sempre lati disconosciuti di noi stessi, che più disconosciamo più ci terrorizzano quando li vediamo negli altri o affiorare in noi.


//


All'inizio non avete idea delle lacrime, dell'ansia e della rabbia che è uscita fuori nel riascoltare il Metal.

Si è attivato un vero e proprio processo di purificazione e integrazione attraverso la musica.


Ora ascolto Metal praticamente ogni mattina.

Metto su un po' di Metal, ed è come se riuscissi a sublimare ed esorcizzare tutto il materiale esistenziale che sta emergendo.


Non sento più alcun giudizio nei confronti delle sonorità dure e brutali.

Anzi, finisce che mi diverto tantissimo ogni volta, perché mi scateno completamente e senza freni (e spesso mi ritrovo a farlo davanti al gatto, il che rende la scena ancora più divertente).

E nel frattempo rido come una pazza.


Tutte quelle urla, quel rumore, quel caos, quella rabbia, e osservare l'esperienza che ne fa il mio corpo scatenandosi... Mi fa tutto ridere a crepapelle.


Ciò davanti cui il mio ego avrebbe rabbrividito anche solo qualche anno fa, ora mi risolleva, mi fa sentire viva, e mi diverte come una pazza.


Il mio ego muore di fronte al Metal, oggi. ogni singola volta, e riesce a trasparire così la verità.


Il contatto più profondo con l'Anima che io abbia mai avuto sta avvenendo a tempo di Metal.


Ho ricontattato quella stessa dimensione innocente, pura, libera, senza giudizio che avevo afferrato durante quel concerto, a 14 anni.


Stavolta però a un livello molto più cosciente.


Sono disposta ad accogliere questa "sveglia", questa chiamata dalla Vita ad accogliere l'Anima.

Non ho più paura.


Sono pronta ad accogliere quelle vibrazioni, quell'energia puramente materica e splendidamente terrena che attraversa il mio corpo senza giudicarla, e a danzare con essa.


//


Allora, chi ha esiliato il Metal?

L'ego ha esiliato il Metal.


L'ego ha esiliato i lati della personalità umana che ha giudicato ed etichettato come inaccettabili.

L'ego ha esiliato alcuni lati dell'esperienza umana perché starci faccia a faccia è troppo destabilizzante.

E l'ego ha esiliato se stesso, ha nascosto se stesso, cosicché non potessimo accorgerci della sua esistenza e della sua censura costante.


L'ego ha esiliato tutto questo perché ha pensato che così il problema fosse risolto.

Ha iniziato a nascondere roba sotto al tappeto per non pensarci più.

E invece, a forza di accumulare roba, sotto al tappeto si è creata la muffa e il problema è diventato sempre più grosso.


Quindi dico grazie al ritorno del Metal nella mia vita, che non solo mi ha ricordato che c'era la muffa sotto al tappeto, ma anche di alzare quel tappeto e confrontarmi con quella muffa.


E mi ha ricordato che tutto può diventare un'esperienza spirituale, quando smetti di credere alle etichette e ai giudizi dell'ego, e ti ricordi che tu non sei altro che lo Spirito che sta facendo quell'esperienza.


We barely remember who or what came before this precious moment. We are choosing to be here, right now. Hold on, stay inside. This holy reality, this holy experience. Choosing to be here in this body, this body holding me. Be my reminder here that I am not alone in this body, this body holding me. Feeling eternal, all this pain is an illusion. Alive in this holy reality, in this holy experience. Spinning, weaving 'round each new experience. Recognize this as a holy gift and celebrate this chance to be alive and breathing. A chance to be alive and breathing. This body holding me reminds me of my own mortality. Embrace this moment, remember... We are eternal, all this pain is an illusion. Parabola - Tool

Per chi di voi è curioso di esplorare questo genere o, come è successo a me, vuole riscoprirlo e recuperarlo dal proprio passato, ho creato una playlist sul mio profilo Spotify interamente dedicata al Metal. La trovate qui.

La playlist è in continua espansione; troverete tutte le mie canzoni preferite e anche quelle in qualche modo significative del mio percorso spirituale.






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