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Affrontare insieme la battaglia: un dialogo tra Maschile e Femminile


Questo dialogo tra il mio Maschile e Femminile interiore si è svolto oggi, dopo giorni di “Paura&Delirio.”


Giorni in cui ho attraversato una profondità, oscurità ed emotività femminile molto caotica, che non toccavo da anni.


Il mio maschile si è cacato sotto - “oh nooo stiamo tornando nel baratro depressivo dopo anni di lavoro!”.


Per questo il processo è stato più faticoso del solito.


Mancava accettazione, c’era troppa voglia di “stare bene”, meno di “imparare a stare”.


Un voler cambiare la situazione senza accettarla, che è ciò che crea resistenza e non permette allo stato emotivo di trasformarsi, anzi lo intensifica.


È stato illuminante affrontare il processo, per portare il Maschile a nuove profondità a cui ancora, evidentemente, non era pronto. Portare nuova Presenza in ombre passate.


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Questa condizione Maschile è emersa proprio dal dialogo.


Messo davanti alla potenza devastante del caos Femminile, il Maschile fatica a rimanere saldo, presente, “stare”.


È un po’ evitante, tende a disconnettersi, ritrarsi in se stesso per non sentirsi travolto, per mantenere la sua apparente calma. “Du palle sto Femminile, troppe rotture di coglioni!”


La realtà è che non crede nelle sue capacità, non si sente abbastanza per stare con tanta profondità Femminile.


Eppure, non deve diventare nulla, solo ricordarsi di chi è già: pura Presenza. Ma la mente lo incasina, lo inganna, facendogli credere che non ce la farà, che è tutto troppo pesante per lui, che non è non grado.


C’è una richiesta a gran voce del Femminile di più presenza, ma anche un’eccessiva severità, che alimenta il senso di inadeguatezza del Maschile.


Il Maschile ce deve crede, il Femminile pure.

Se il Maschile ci crede, fa un passo avanti.

Se il Femminile ci crede, glielo lascia fare.


È bellissimo perché questi dialoghi creano spunti in tanti ambiti. Non sono la coppia, ma anche ad esempio la creatività.


//


Faccio dialogare spesso maschile e femminile con le persone che lavorano con me.


È un processo alchemico bellissimo.

Si svelano sempre emozioni e paure condivise.

La separazione si assottiglia.


Me VS te diventa NOI.


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F: Perché te ne vai proprio quando il gioco si fa più duro? Proprio quando siamo nel bel mezzo della trasformazione, quando c’è tanto caos mentale ed emotivo e ho bisogno proprio della tua forza, presenza e concentrazione?



M: Ho bisogno di creare calma e silenzio per fare chiarezza.



F: Lo capisco, ma se creassi calma e silenzio senza abbandonarmi? Riesci a trovare chiarezza anche nel caos, se è nel caos che ci troviamo? Riesci ad accettare il caos, restare presente di fronte a esso? D’altronde, questo è il tuo ruolo, no?


Immagina: siamo nel bel mezzo di una battaglia. Lasciarmi da sola sul campo non crea calma e silenzio. Crea solo ulteriore caos e confusione, Io non posso agire da sola, mentre tu stai li ad arrovellarti. O ancora: arriva una tempesta e tu te ne vai in cabina “perché c’è troppo caos, hai bisogno di calma”. Intanto la tempesta imperversa, la barca è in balia delle onde, e tu hai lasciato il timone. Il capitano ha abbandonato la nave! Io non posso tenere il timone. Un capitano sa navigare una tempesta, Ma tu vuoi essere Capitano?



M: Io lascio il timone o mi ritiro dalla battaglia proprio per avere il tempo di capire meglio cosa fare, come affrontare la sfida. Ho bisogno di un attimo di calma, di un sospiro di sollievo, o mi sento travolto.



F: Ma non hai bisogno di capire cosa fare, ci sono qui io a dirti cosa fare! Ascoltami! Questo è il mio ruolo! Io ti porto le intuizioni, tu ti fidi e le concretizzi, dai loro una forma, le trasformi in realtà. Ma lo puoi fare solo se resti con me sul campo a combattere! Capirai solo iniziando a fare, cosa e come farlo! Invece tu vuoi essere perfetto e invincibile, avere il controllo, fare tutto da solo. Il risultato è che finisci per non combattere o combattere a metà. I tuoi sospiri di sollievo diventano un’evasione dalla scomoda realtà. Invece che chiarezza si crea ulteriore confusione. Temporeggi. Ti distrai. Intanto la battaglia dilaga, la tempesta imperversa. Puoi far finta che la battaglia non ci sia e ritirarti nelle tue stanze… Ma la battaglia continua a esistere, è qui davanti a noi.



M: A volte non so se ce la posso fare a combattere insieme a te queste battaglie. Non so se riesco a navigare questo mare. Non so se riesco a concretizzare le tue visioni. Sento tanta pressione. I passi che mi suggerisci sono azzardati, rivoluzionari, fuori dagli schemi, imprevedibili. Gli indizi che mi offri a volte non li comprendo, sono confusi, immersi in un oceano di emozioni. È come camminare nel buio, faccio fatica a fare luce, portare chiarezza in tutto questo caos. Mi sembra di affogare, più che andare da qualche parte. A volte penso: ma non potremmo starcene più tranquilli?



F: Combattere insieme a me è proprio la tua forza! È quello che hai da dare! Tu sei qui per dare una direzione e una forma al caos e così creare trasformazione. Il tuo dono è proprio portare luce e chiarezza, e quindi anche creare nuova calma, nel buio in cui ti conduco. Ma se scappi, il caos resta solo caos. Il buio resta buio. Di certo non scompare.


Vuoi che ce ne stiamo tranquilli… Ma la vita ci porterà sempre nuove sfide. Io sono qui per ricordarti che la vita è ciclica: ci sono momenti di caos, seguiti da momenti di calma. Più sarai in grado di accettare il caos, meno sarà difficile farlo, e la calma che ne seguirà sarà reale, e magnifica. Puoi evadere da tutto questo, anestetizzarti per cercare di vivere una vita solo “tranquilla”; io ne soffrirò tantissimo perché mancherà Verità, e la nostra esistenza sarà superficiale e monotona.



M: Ok, tu vuoi un Capitano, e io forse ancora io non mi ci sento del tutto. Ho bisogno di credere di più nelle mie capacità, di saper portare luce nel buio, navigare la tempesta, combattere la battaglia, dare una forma al caos. Ma tu… Davvero sei pronta a lasciarmi il timone? Davvero credi che ce la posso fare? Davvero credi che sono in grado?


Perché spesso dubiti di me. Anche tu vuoi fare tutto da sola. E finisce che vai alla deriva, perché non segui la mia direzione. Mi dici che hai bisogno della mia guida, ma sei sicura che questa guida la accetti? Ascolta quanto sei severa nei miei confronti. Quando provo a realizzare, a concretizzare quello che mi suggerisci, spesso le mie decisioni vengono criticate. Non va bene come realizzo le cose. La forma che decido di dare al caos non è abbastanza. I tuoi suggerimenti si trasformano in una critica continua. Mi rendo conto che già di mio mi sento inadeguato e tendo a bastonarmi se non sono perfetto, perciò questo non mi aiuta. Io mi voglio invincibile, e anche tu di riflesso mi vuoi invincibile. A volte allora preferisco lasciar perdere, perché sento che i miei sforzi non sono apprezzati. Voglio impegnarmi a credere di poter prendere le redini… Ma tu lasciamele.


Suggeriscimi cosa fare, ma lasciami anche fare. Solo così posso imparare. Capisco facendo, giusto? Prova a fidarti del mio modo di realizzare le cose, anche se non è esattamente come lo avevi immaginato. Suggeriscimi, senza bastonarmi. Col tempo sarò sempre più in grado di concretizzare proprio quello che tu avevi immaginato. Ma lasciami un po’ di spazio per sbagliare.



F: Hai ragione. La tua presenza è stata talmente severa, rigida o inconsistente in passato che ora faccio fatica a seguirla, e anche io sono diventata severa di riflesso. Mi sono sentita abbandonata e tradita in passato, e ora faccio fatica a fidarmi di nuovo di te, lasciarti spazio, farti fare quello che è tuo compito fare. Spesso hai represso, ignorato o imprigionato il mio caos, più che dargli una forma e trasformarlo.


Ora ho paura che questo continui ad accadere: non voglio più compromettere la mia Verità. Ma allo stesso tempo ho bisogno di accettare che l‘errore fa parte del processo, e perdonarti. Anche perché in realtà sento che tu ora sei più pronto che mai… Non in maniera perfetta, ma autentica. Sì, lasciar andare il controllo e darti il timone mi spaventa. Mi chiedo: dove andremo a finire? Sarà un disastro? Supereremo la tempesta o naufragheremo? Ho bisogno di imparare a fidarmi di te, credere nelle tue capacità, per riuscire a fare un passo indietro e farti spazio. Tu puoi dimostrarmi di essere con me? Se io faccio un passo indietro, tu farai quel passo avanti per venirmi incontro?



M: Anche io faccio fatica a fidarmi di te. Anche a me a volte spaventa affrontare la tempesta che mi metti davanti.


Anche io mi chiedo, naufragheremo? Ce la farò o è pura follia attraversare questo mare? Riemergeremo o ci perderemo nel caos più totale? Tutto quello costruito finora andrà in frantumi? Ho bisogno sia di imparare a fidarmi di me, che di imparare a fidarmi di te. Accettare e imparare a navigare i mari che mi mostri. Credere nelle tue intuizioni, anche quando non le comprendo, mi spaventano, non rientrano nei miei piani di come le cose devono andare. Anche io faccio fatica a lasciar andare il controllo, farti spazio quando è il tuo momento.


Dobbiamo farci spazio a vicenda... Accettare il ruolo dell’altro e allo stesso tempo prendere in mano il nostro pienamente. Ci calpestiamo i piedi a vicenda, quando invece siamo una squadra. Voglio fare quel passo avanti nonostante la paura. Quindi sì, sono con te. Adesso più del passato di sicuro. Però l’errore fa parte del processo… Quindi permettimi, e permettiamoci, di essere imperfetti.



F: Grazie per avermi ascoltata... E hai ragione, Permettiamoci di essere imperfetti mentre ci scopriamo a vicenda e impariamo a lavorare insieme. Solo così ci avviciniamo: facendo spazio l’uno alle peculiarità dell’altro. Questo spazio ci avvicinerà invece di allontanarci e ci permetterà sbocciare. Sento che è così che troveremo quella “perfezione”, ma in un senso molto diverso dall’ideale di perfezione che abbiamo ricercato finora. Una “perfezione” non data dall’aspettativa del risultato, ma data dall’unione, dall’armonia, dalla sinergia delle nostre due energie.



M: Sono pronto. Ripartiamo!





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